Quando vale la pena salvare un matrimonio

Quando vale la pena salvare un matrimonio: Gilda e Antonello, sposati da venti anni e con due figli, arrivano al Week-end di Retrouvaille con una storia matrimoniale di quelle che sembrano irrisolvibili. Davanti a vicende come questa voci autorevoli, nella società odierna, lasciano spesso la porta aperta, spalancata, alla possibilità della separazione.
Ma tra le righe di questa storia filtra la Luce di Dio, che propone soluzioni e guarigioni che a noi, spesso, sembrano troppo… “alte”. Grazie alle loro decisioni, prese con fatica, e all’aiuto di chi ha voluto bene a loro e al loro matrimonio, Gilda e Antonello possono testimoniare, oggi, che la guarigione e la riconciliazione sono possibili!

Quando vale la pena salvare un matrimonio

Quando vale la pena salvare un matrimonio? Per quanta sofferenza gli sposi possano sopportare, vale sempre la pena salvare un matrimonio, la felicità che si può provare nel perdono e nella riconciliazione è tanto più grande quanto più abbiamo “lavorato su di noi”!

La Romanza

Gilda
Siamo Gilda e Antonello e siamo sposati da venti anni dopo un fidanzamento durato sei anni. Abbiamo due figli, Domenico di diciassette anni ed Elena di quattordici. Abbiamo partecipato al Week end di Retrouvaille a Roma agli inizi di Aprile del 2011 e immediatamente dopo abbiamo frequentato gli incontri del post Week-end. Ci siamo conosciuti quasi per caso grazie ad un comune amico che ci presentò.

Antonello
Il mio primo impatto nel conoscere Gilda fu di assoluta simpatia. Pur avendola vista per la prima volta mi colpì oltre che il suo aspetto fisico, la sua giovialità e la sua simpatia. Dopo circa tre mesi la rincontrai per strada e immediatamente subentrò in me una forte attrazione al punto da voler sempre più approfondire la sua conoscenza. Dopo un corteggiamento durato più di un mese, una sera di giugno le dichiarai la volontà di fidanzarmi con lei. Per me lei è stata, e lo è ancora, il mio primo unico e vero grande amore della mia vita. Ogni giorno che passava mi innamoravo sempre più di lei e la gioia che provavo nell’incontrarla quotidianamente era immensa. Le mie giornate trascorrevano con la felicità nel cuore e con la consapevolezza sempre più crescente che lei era la donna della mia vita.

Abbiamo vissuto gli inizi della vita matrimoniale con la felicità e la gioia nel cuore per l’avvenuta unione coniugale e per la successiva nascita dei nostri due figli. Le giornate trascorrevano serene, con qualche piccola incomprensione, ma senza mai particolari conflitti coniugali.

Gilda

Quando conobbi Antonello la prima volta in realtà rimasi alquanto indifferente; non provai alcun sentimento e per me rimase una conoscenza che non vidi più se non dopo alcuni mesi. Quando ci rincontrammo in me cominciava a palesarsi un interesse verso di lui; mi piaceva la sua aria di bravo ragazzo, lo scoprivo pulito, sincero e simile a me negli approcci (anch’io abbastanza timida quando incontravo un ragazzo). La gioia, ma anche lo stupore mi avvolse quando mi si dichiarò, dicendomi che aveva interesse per me. Cominciammo così il nostro comune percorso di vita, sino a celebrare l’unione matrimoniale nel 1991.

La delusione e la disperazione

Antonello

Grazie ai proventi dei nostri rispettivi lavori acquistammo dapprima la nostra prima casa e successivamente iniziammo ad edificare la nostra residenza di campagna. Tuttavia il lavoro mi diventava ogni giorno più impegnativo e spesso, lo stress che quotidianamente accumulavo, si ritorceva negativamente nell’ambiente domestico. Cominciavo a diventare insofferente verso i problemi familiari e alle volte reagivo in maniera eccessiva e a volte verbalmente violenta nei confronti delle avversità. Contemporaneamente diventavo sempre più egoista, sempre più rivolto alla ricerca delle soddisfazioni dei bisogni personali più che a quelli familiari.

Mi stavo allontanando sempre più dalla famiglia, mi ero attaccato in maniera morbosa al calcio al punto da seguire ogni domenica la locale squadra della mia città sia quando giocava in casa che quando giocava in trasferta. Il lavoro inoltre mi teneva lontano di casa per quasi tutto il resto della settimana. Le mie giornate iniziavano alle sette di mattina e duravano ininterrottamente sino alle venti della sera.

Quando rincasavo per cenare ero sempre stanco, nervoso e poco propenso all’ascolto dei componenti della mia famiglia. Avevo cominciato a condurre la mia vita da scapolo sposato. Contemporaneamente non trovavo in Gilda particolare propensione ad una piena e soddisfacente relazione sessuale. I nostri rapporti in tal senso erano sporadici e insoddisfacenti. Al tempo stesso anche la nostra relazione sentimentale era sfociata in monotonia.

Gilda

Entrai subito nella quotidianità della vita matrimoniale, sia nel ruolo di moglie e madre, presa dalla gestione della famiglia, sia del mio lavoro, convinta sempre più che il mio compito principale fosse quello di essere completamente dedita alla famiglia. Non mi accorgevo che toglievo ossigeno alla mia relazione matrimoniale; pensavo di dare anche al mio sposo ma in realtà forse lo trascuravo. Intanto anche il dialogo cominciava a venir meno. Non ci confrontavamo, anche per il mio timore delle sue reazioni di fronte alle quali sentivo sempre meno amore nei suoi confronti. Tutto diventava un’abitudine e mi convincevo sempre di più che la mia vita doveva scorrere così: era mio marito nella buona e nella cattiva sorte. I sentimenti che ho provato maggiormente in quel periodo furono di delusione e paura.

Antonello

Dopo tredici anni di fedeltà coniugale iniziai a tradire mia moglie. I miei primi tradimenti furono abbastanza fugaci e passeggeri. La consapevolezza che ciò che stavo perpetrando era eticamente e moralmente sbagliato mi poneva nelle condizioni di ravvedermi e di porre rapidamente fine a quelle relazioni. Dopo essermi ripromesso di non tradire più mia moglie e dopo un periodo durante il quale mi ero avvicinato alla fede cattolica con la assidua frequentazione delle messe domenicali, quasi per caso conobbi una donna molto più giovane di me, di nazionalità romena. Scattò nella mia mente un meccanismo perverso al quale ancora oggi non riesco a dare una valida spiegazione.

Attratto dall’aspetto fisico di questa donna, ma forse soprattutto dalla compassione che mi trasmetteva per il fatto di vivere sola e lontana dagli affetti della propria famiglia di origine, fui indotto ad approfondirne la conoscenza ed iniziare a frequentarla. All’inizio le nascosi il mio status coniugale, generando in lei la speranza di un percorso di vita condiviso e quando le svelai la verità ci eravamo ormai sentimentalmente attaccati. D’altro canto la mia vita coniugale era diventata monotona e senza più stimoli.

Vedevo Gilda sentimentalmente e sessualmente lontana ed in quest’altra donna stavo trovando nuovi stimoli e nuove sensazioni oltre che appagamento sessuale. Nella mia mente si era ormai instaurato il tarlo di porre fine al mio matrimonio al punto da concepire volontariamente con questa donna un figlio. Credevo di aver raggiunto la felicità quando ne scoprii l’avvenuto concepimento, ma immediatamente iniziarono i turbamenti ed i sensi di colpa nei confronti di mia moglie. Non potevo più vivere così meschinamente e così assunsi la decisione di confidarle tutto.

Gilda

Il nostro matrimonio raggiunse la disperazione quando, una sera, presi il coraggio a due mani e chiesi a mio marito perché pareva non mi volesse più (intendo anche dal punto di vista sessuale). La sua risposta fu immediata e incredibilmente cruda:“Gilda, io ho un’altra e aspetta un figlio da me”. Improvvisamente avvertii su di me l’abbattersi di una catastrofe, paragonabile alle alluvioni recentemente accadute in varie regioni d’Italia. Ero terribilmente disperata, non riuscivo a credere a tutto ciò, impossibile pensare che fosse accaduto a me.

Ciononostante, posso affermare che da subito non ho mai provato sentimenti di rabbia o di vendetta verso colei che mi stava portando via l’amore della mia vita. Ho subito sentito accanto a me la presenza del Signore e a lui mi sono rivolta immediatamente, portandomi in chiesa, per chiedere aiuto al mio Sacerdote, il quale mi accolse facendomi sentire l’abbraccio del padre. Fu subito disponibile verso di noi e immediatamente imbrigliò le redini della nostra relazione, conducendoci a Retrouvaille. La cosa meravigliosa fu la nostra volontà di provare a ricostruire dopo il disastro e mostrare quando vale la pena salvare un matrimonio.

Il Risveglio: quando vale la pena salvare un matrimonio

Antonello

I giorni immediatamente successivi alla confessione fatta a Gilda, generarono in me enormi turbamenti. Ero caduto in uno stato di totale confusione e non riuscivo a rimettere in ordine le mie idee. Infatti pur avendo avuto il coraggio di confessarle tutto e conseguentemente comunicarle la decisione di assumermi tutte le responsabilità e di dovere, per necessità, procedere ad una inevitabile separazione, cominciavano ad albergare in me i ricordi della vita coniugale e dell’amore, solamente sopito ma non ancora cancellato per Gilda.

Inoltre Gilda stessa, consigliata da una suora alla quale si era rivolta nel momento dello sconforto, mi fece pervenire segni tangibili, nonostante tutto, di un possibile perdono. Avevo tuttavia bisogno di trovare maggiore tranquillità ed equilibrio per assumere una decisione importante e scavare dentro di me per capire effettivamente se tanti anni di vita condivisa potessero essere gettati in mare.

Pensavo all’enorme sofferenza che Gilda stava provando per tutto quello che avevo causato e a quell’amore eterno che le avevo giurato un giorno di tanti anni fa dinanzi a Dio. Ricordavo ancora quel brano della prima lettura che insieme scegliemmo per il giorno del nostro matrimonio: non osi separare l’uomo ciò che Dio unisce. Necessitava a quel punto troncare la relazione extraconiugale e porre fine a quel progetto di vita futura con una nuova compagna e con un altro figlio.

Assunsi la decisione di impegnarmi al massimo per tentare di ottenere quello che sembrava un difficile perdono da parte di mia moglie. Nel frattempo Gilda mi comunicò la sua volontà di non potermi riaccettare in casa e conseguentemente andai a vivere da solo nella nostra residenza di campagna. Fui ospite per qualche giorno di un convento di suore clarisse. Li, accompagnato moralmente e amorevolmente dalle suore, intrapresi il mio percorso di riconversione spirituale e di riavvicinamento a Dio.

La sera del rientro dal ritiro spirituale il parroco della nostra parrocchia, che nel frattempo stava tentando un’opera di mediazione nel difficile tentativo di ricucire il nostro rapporto coniugale, mi parlò di Retrouvaille e mi propose di conoscere chi ne aveva già vissuto l’esperienza. Dopo un iniziale momento di diffidenza decisi di partecipare, unitamente a Gilda, al Week-end di Retrouvaille di Roma. All’inizio del Week-end mi sembrò di accumulare ancora maggiore stress di quanto già ne avessi.

Tuttavia mano a mano che le coppie guida si alternavano nel raccontare le loro storie e ci guidavano nelle varie fasi del dialogo e dell’esternazione delle nostre emozioni e sentimenti, cominciavo a provare giovamento e maggior consapevolezza di potermi riappropriare della mia vita coniugale. Gli incontri del post Week-end sono successivamente serviti per smussare e migliorare quei lati negativi del mio carattere che per tanto, troppo tempo, avevano contribuito a farmi divenire sempre più egoista e a privilegiare i miei bisogni piuttosto che quelli della coppia.

Gilda

Certo non sono mancate le lotte quotidiane per la paura di non farcela, ma la forza si avvertiva dentro e quel sentimento che sembrava spento, si stava pian pianino riaccendendo. In nome di quell’amore che ci aveva uniti, abbiamo cercato di superare ogni ostacolo. Il nostro fine settimana trascorso a Roma fu per me abbastanza impegnativo, sia per il lavoro che bisognava affrontare che per il timore che Antonello non sopportasse un ulteriore stress.

Grazie a Dio lo abbiamo superato con successo e da quel momento è iniziato il nostro cammino con gli incontri successivi che ci hanno portato sempre più a scavare dentro di noi e a farci riavvicinare, permettendoci di ritrovarci e di dialogare, cosa molto importante per la nostra relazione. Certo, tutto ciò necessita che il cammino non sia mai interrotto; c’è sempre bisogno di avere intorno le coppie di Retrouvaille che ci sostengono, soprattutto perché la nostra storia ha un’appendice molto eclatante.

Antonello

Poi è nato Giosuè. Porta il mio cognome. E’ un bambino meraviglioso anche se ovviamente ho la possibilità di vederlo poco in quanto vive con la madre. Lo incontro qualche volta, inizialmente insieme a Gilda, ora insieme a mia figlia che fortunatamente lo ha bene accettato. Non nego che alle volte il mio umore non è dei migliori per via di questa comprensibile inquietudine che si genera involontariamente per la sofferenza dovuta alla lontananza fisica da Giosuè anche se affettivamente gli sono sempre vicino.

Alle volte queste mie inquietudini si ripercuotono, senza tuttavia particolari effetti negativi, nel rapporto con Gilda. Lei prova ancora sofferenza. Insieme cerchiamo di confrontarci e comprenderci vicendevolmente. Ciò che più importa adesso è aver ritrovato il reciproco amore l’uno per l’altra ed esserci riappropriati della nostra vita coniugale. A tutto il resto ci penseremo strada facendo, compiendo un passo alla volta, consapevoli che la nostra forza è la ritrovata unione e soprattutto che il Signore Onnipotente è sempre al nostro fianco a dirci quando vale la pena salvare un matrimonio.

Gilda

Il bimbo che è venuto al mondo, che abbiamo voluto che nascesse, adesso è un figlio che va considerato. Per me è ancora uno scoglio che devo superare. L’ho accettato, l’ho incontrato e l’ho tenuto tra le mie braccia. Ora devo imparare ad amarlo e devo convincermi che è parte di noi.