Accettare l’altro così com’è non è facile… come superare una crisi

La storia personale di Eugenio e Maria ci racconta che accettare l’altro così com’è non è facile: spesso in coppia succede che proprio quegli aspetti dell’altro che ci attirano così tanto, una volta sposati diventano presto dei motivi di conflitto… per superare questa crisi occorre ritrovare un dialogo vero, aperto, nel quale accogliersi l’un l’altra.

La romanza

EUGENIO
Mi chiamo Eugenio, sono il marito di Maria e siamo sposati dal 2009. Quando ci siamo conosciuti entrambi avevamo una figlia dell’età di 10 anni; io avuta da un precedente matrimonio dichiarato nullo dalla Sacra Rota e Maria in quanto ragazza madre. Abbiamo partecipato al Week-End di Retrouvaille a Novaglie (VR) nel febbraio 2015. Ci siamo incontrati in occasione di una uscita scout della nostra parrocchia: io in veste di capo scout e Maria come genitore di una bambina del mio gruppo. Di Maria mi ha colpito la sua bellezza esteriore, il suo corpo prorompente, mi sono sentito da subito molto attratto, per me era affascinante e seducente. La vedevo come una donna matura, sicura di sé, una donna forte e solida che sapeva quel che voleva. Con Maria mi vedevo ascoltato, voluto e atteso, con lei mi sentivo accolto e accettato per quello che ero: un uomo ferito dal fallimento del precedente matrimonio.

MARIA:
All’inizio della nostra relazione io mi sentivo felice e stupefatta, ricordo i pianti di gioia dei primi mesi. Eugenio mi conquistò, in lui avevo visto una persona capace di ascoltare, religioso, delicato nell’approccio all’altro, legato alla sua famiglia d’origine. Per vederci ero disposta ad incontrarlo in tarda serata affinché Eugenio non dovesse rinunciare ai suoi impegni. Era bello stare con lui, mi sentivo desiderata e apprezzata e accettavo con entusiasmo il sacrificio di dormire poche ore pur di stare tra le sue braccia accoccolata e protetta dopo tanti anni di solitudine.

Accettare l'altro così com'è non è facile

La fase della delusione e della disperazione

MARIA: I nostri problemi sono cominciati al rientro dal viaggio di nozze, ho iniziato a sentirmi sola e a considerarmi data per scontata. Vedevo Eugenio molto impegnato con il lavoro, la figlia, i genitori e le sorelle, oltre che con il volontariato, gli amici e gli hobbies. Quando cercavo di esprimergli i miei sentimenti e gli chiedevo di mettere NOI al primo posto, mi sembrava che Eugenio reclamasse i suoi spazi e pretendesse che lo amassi per come era. Di fronte a questo mi sentivo piena di rabbia, non compresa, ma anche incapace e inadeguata come moglie quando cercavo di assecondare le sue richieste. Non riuscivo ad accettare l’altro così com’è. In questi momenti di confronto io mi ponevo aggressiva insultandolo verbalmente, offendendolo e autoritaria non consultandolo ed escludendolo dalla vita di casa. Ciò portava Eugenio sulla difensiva, al non ascolto e ad alzare un muro, era a quel punto che la mia aggressività sfociava in violenza fisica.


EUGENIO:
Ho sempre pensato che la vita andasse spesa donandola anche fuori casa, in parrocchia, negli scout, nel lavoro e nella mia famiglia d’origine. Questo mio spendermi è stato fonte di conflitto fortissimo con Maria. Il continuo malumore vissuto sulla gestione dei miei impegni personali e la mia fatica alla loro rinuncia, hanno contribuito a rafforzare il mio individualismo.

Mi vedevo continuamente giudicato e attaccato, ho smesso di condividere le decisioni, facevo le cose di nascosto, avevo paura che il confronto con Maria mi portasse a dover cambiare alcuni miei comportamenti. Lasciavo correre le situazioni, per non discutere e non litigare, temendo il conflitto. I continui litigi creavano una barriera alla mia intimità con Maria, mi vedevo rifiutato e non cercato. Di fronte a questa situazione mi sentivo avvilito e solo. Era difficile per me comunicare i sentimenti, preferivo non farli venire fuori, tutto ciò per una pace esteriore, una facciata.

La fase del risveglio, accettare l’altro così com’è

MARIA
Il Week-End di Retrouvaille è stato sorprendente, le coppie che ci hanno accolti emanavano empatia e serenità, quella che io auspicavo per me e Eugenio. Lì ho imparato che, utilizzando un nuovo metodo di comunicazione, potevo mettere in campo nuove risorse. Provavo un sentimento di speranza, da tempo assopito. Ai Post Week-End, mano a mano che li frequentavo, ho interiorizzato il lavoro che ci veniva consigliato, inizialmente lo vivevo come un qualcosa da fare, fino a quando è diventato un’esigenza. Era fondamentale trovare il tempo per stare con Eugenio e condividerci i nostri sentimenti attraverso il dialogo; mi sentivo energica e fiduciosa. Sono arrivata ad una più profonda conoscenza di me, dei miei limiti e questo mi ha insegnato ad affrontare le crisi vivendole, non più come il preannuncio della distruzione della nostra relazione, ma come il segnale che essa ha bisogno di essere più curata. Sono consapevole che il cammino è in corso, ma non sono sola. La compagnia delle altre coppie lo rendono più facile e mi sento responsabile e piena di vita.

EUGENIO:
Il Week-End ha avuto in me un impatto emotivo molto forte: ero mentalmente affaticato, mi sentivo inquieto come chi scava con tenacia e affanno, alla ricerca di qualcosa di prezioso. Dovevo fare i conti con me stesso, mi vedevo chiamato ad essere leale e responsabile alla ricerca di un NOI diverso. Avevo la sensazione di essere rivoltato come un calzino, pensavo che fosse troppo ciò che ci stavano chiedendo… però ero consapevole del nostro profondo bisogno di aiuto.

Ho preso atto durante i Post Week-End che devo imparare a riconoscere, accettare ed esprimere i miei sentimenti, partendo dal dialogo. È grazie a questo che sono riuscito a far cadere qualche mia resistenza al cambiamento. Durante i Post Week-End abbiamo vissuto momenti dove pensavo di non farcela, la forza di continuare il percorso l’ho trovata nelle coppie presentatrici che ci hanno accompagnato nel percorso, l’ascolto delle loro storie rappresentava ogni volta una scossa ed una carica. Anche le coppie con cui condividevamo il percorso mi hanno aiutato, eravamo tutti sulla stessa barca, ma con un’ancora di salvezza e percepivo forte la presenza dello Spirito Santo. Ora sono consapevole della mia scarsa umiltà e dei miei limiti, e mi sento determinato nel voler ricostruire il nostro matrimonio.