Come uscire da una crisi di coppia

Ugo e Paola, sposati da 26 anni, sono entrati in crisi in un periodo difficile di malattie e altre difficoltà… ma il loro problema di fondo è stato la mancanza di comunicazione. Con l’aiuto del percorso di Retrouvaille hanno imparato a dialogare e grazie a questo hanno potuto imparare come uscire da una crisi di coppia e come ricostruire la loro relazione.

Come uscire da una crisi di coppia?

Come uscire da una crisi di coppia? Grazie al percorso di Retrouvaille molte coppie hanno imparato a dialogare, a gestire i conflitti e a perdonarsi e ricominciare

La Romanza

Paola

Sono Paola, moglie di Ugo. Siamo sposati da 26 anni e siamo stati fidanzati per 12. Abbiamo due figli e abbiamo partecipato al week-end di Retrouvaille a Settembre 2014 a Folgaria.
Ho conosciuto Ugo quando ero adolescente, grazie ad amici comuni che frequentavamo all’epoca delle superiori.

All’inizio lo trovavo troppo insistente nelle sue attenzioni, ma piano piano ha saputo conquistarmi con la sua aria da bravo ragazzo, un po’ fuori moda, serio, posato, programmato e razionale, tutte cose che mancavano alla mia vita, vissuta nella precarietà economica e nell’affanno a causa delle difficoltà lavorative del mio papà.
Il nostro fidanzamento è stato davvero bello, cercavamo di passare tutto il tempo libero dal lavoro e dallo studio insieme e, quando non si poteva, le nostre telefonate serali non finivano mai. Ugo sapeva farmi ridere tanto: il suo umorismo sottile era il suo punto di forza tra noi e anche con gli amici.
Ho vissuto questo periodo in attesa fino al giorno del matrimonio, in cui mi sono sentita appagata, felice e piena di aspettative verso il futuro. Al suo fianco mi sono sentita importante, accolta: lo avrei sostenuto e seguito in tutte le sue scelte.

Ugo

Ricordo i nostri primi incontri casuali nel gruppo di amici, eravamo in tantissimi e quando entrava una persona nuova nella compagnia bisognava farsi largo per conoscerla soprattutto se era una bella ragazza come Paola.
Finalmente un sabato pomeriggio in una discoteca sono riuscito a farmi notare ballando goffamente e inserendomi in un balletto che stava facendo con una sua amica.
Ho avuto l’impressione che Paola non gradisse il mio tentativo per conoscerla meglio e che non fosse il caso di insistere. Quando arrivò il momento di tornare a casa, con mio grande stupore mi chiese un passaggio per sé e altre due sue amiche.

Finalmente, dopo aver accompagnato le altre rimanemmo soli in auto e le ho confessato i miei sentimenti. Non fu immediata la sua risposta, sospirai qualche giorno ma poi iniziò la nostra storia d’amore.
Inizialmente ho vissuto la nostra relazione con grande innamoramento, mi piaceva tutto di lei in particolare la sua dolcezza e il suo volto. Vivevo con una certezza: ”la vedevo come colei che mi sarebbe stata vicina tutta la vita”.

La fase della delusione e della disperazione

Paola

Nei primi anni del matrimonio e dopo la nascita della nostra prima figlia, ho vissuto con la convinzione di non aver voce in capitolo sulle decisioni che riguardavano noi, come ad esempio dalla gestione della gravidanza al dove andare in ferie.
Ero pienamente convinta che fosse compito della moglie adattarsi e accondiscendere le scelte del marito accettando compromessi per il bene del matrimonio.
Ho sofferto molto, negli anni dell’adolescenza di nostra figlia, nel vederla spesso in difficoltà a causa del comportamento rigido del papà e mi sentivo impotente.

Ho continuato ad accettare, cercando di convincere nostra figlia a non insistere su certe richieste e ad intervenire io sul papà al suo posto, aspettando il momento giusto e usando il tono giusto, cercando di evitare per quanto possibile i conflitti e le tensioni.
Per aver accettato di escludere da subito la mia famiglia di origine dalla nostra quotidianità ho sofferto e fatto soffrire e non sapevo come uscire da una crisi di coppia come quella.
Mi sono convinta di provenire da una famiglia di poco valore e non condividevo con loro i momenti importanti della mia vita e della mia nuova famiglia, quali l’educazione dei figli o l’acquisto di una casa nuova, che ho annunciato loro proprio all’ultimo momento, oppure le feste natalizie e le ferie, che passavo con la famiglia di Ugo …

La fase della disperazione

In seguito, di fronte alla perdita ravvicinata di entrambi i nostri papà, ai problemi di lavoro, ai gravi problemi di salute miei e di nostra figlia ho reagito dicendo quello che pensavo, senza più ascoltare, imponendo le mie idee e facendo come meglio credevo.
Ho visto Ugo, che fino ad allora, con me, era accogliente, irrigidirsi tanto nei miei confronti.
Abbiamo cominciato a discutere e a litigare, non lo assecondavo più come un tempo, per poi cercare di convincerlo con la dolcezza: ero diventata un’altra persona. La nostra comunicazione era calata drasticamente, il nostro rapporto era diventato sempre più difficile e litigioso, persino di fronte ai figli.

L’incontro con Retrouvaille

Quando siamo venuti a conoscenza del programma di Retrouvaille, ero ormai incapace di sopportare altro. Tante volte ho desiderato andarmene da casa o che Ugo se ne andasse per sollevarmi da questo senso di oppressione, ma c’erano i figli a richiamarmi alla mia responsabilità.
Mi sembrava di non aver più una casa, ma di vivere in una prigione dove rientrare con angoscia ogni volta che finiva la giornata.
Aspettavo solo che Ugo andasse a dormire, per tornare a respirare.

Ugo

Dopo diversi anni di matrimonio emersero i primi disaccordi con Paola che riguardavano l’educazione dei figli, il rapporto con i miei genitori e coi miei suoceri.
In particolare verso nostra figlia avevo riposto aspettative scolastiche e sportive eccessive.
Ero molto severo e rimproveravo anziché incoraggiare, sottolineavo con troppa rigidità gli insuccessi, mentre i successi erano scontati.
Mia moglie non condivideva le mie aspettative e io perdevo progressivamente fiducia nei suoi confronti. Inoltre mia figlia cresceva molto velocemente e io facevo fatica a tenere il suo ritmo, mi rapportavo con lei come se fosse più piccola della sua reale età.

Il rapporto con i miei genitori invece si è rafforzato dopo il matrimonio. Io decidevo quindi di frequentarli spesso, di passare le vacanze con loro e di farci aiutare molto con i figli.
Il rapporto con i miei suoceri è stato superficiale, non condividevo il loro stile di vita e le mie conversazioni con loro erano di facciata e non cercavo con loro il confronto. Mi sentivo a disagio.
Di fronte ai problemi di salute di Paola, ho scelto il medico per il suo intervento chirurgico togliendole la libertà di decidere.

Nel periodo buio nel nostro matrimonio, ho alzato un muro fra noi e l’ho alzato anche con mia figlia maggiore. Rientravo tardi dal lavoro, arrivavo sempre più affaticato e stanco, non mi sentivo compreso e confortato, non mi vedevo apprezzato per lo sforzo che stavo facendo. Ogni week-end lo passavo in montagna da solo o con nostro figlio, lontano dal resto della famiglia.

Il Risveglio

Ugo

Un giorno di luglio Paola mi parlò di Retrouvaille, un programma che sarebbe iniziato dopo alcuni mesi. Ho accettato subito, mi sentivo curioso.
Nel periodo precedente al week-end vivevo il nostro matrimonio come un paziente in coma, forse irreversibile. Davanti a questo provavo sentimenti di dolore, frustrazione, fallimento, inutilità.
Sono arrivato a Retrouvaille dopo tanti tentativi di riparazione del nostro matrimonio, che non hanno dato risultati, non sapevo come uscire da una crisi di coppia, ero sfiduciato per quello che stavo passando però avevo visto in questo percorso una possibilità. Mi dicevo: “male che vada non cambierà nulla!”

Paola

Sono partita per il week-end di Retrouvaille con molta ansia, molto silenzio e poche aspettative. Avevo grandi sensi di colpa per il fallimento del mio matrimonio.
Vedendomi circondata da coppie che, come noi, stavano soffrendo e da altre che erano riuscite a guarire la loro relazione, mi sono sentita speranzosa, fiduciosa, sono riuscita a guardare nuovamente negli occhi mio marito e sono riuscita ad esprimergli, per la prima volta da tanto tempo, i miei sentimenti, le mie emozioni senza vedermi criticata o accusata. Ho intravisto un barlume di speranza. Gli incontri del post week-end sono diventati lo strumento per tornare a capirci e ad ascoltarci.

Sono tornata a respirare, come se il peso che avevo sul cuore si fosse dissolto. Ora mi sento a mio agio in compagnia di mio marito e questo non capitava da anni. La strada è ancora piena di ostacoli e di difficoltà che stiamo cercando di superare anche grazie all’aiuto di una psicologa.
Vivo il nostro rapporto giorno dopo giorno con crescente serenità, cercando di non venire meno alla “decisione di amare”; gli strumenti li conosco, devo continuare ad impegnarmi per il bene della nostra relazione e di fronte ciò mi sento rinvigorita.

Ugo

Durante il week-end, dopo un iniziale momento di imbarazzo, ho provato un sentimento di apertura.
Passavo da stati d’animo positivi ad altri di pessimismo. Il primo passo verso il riavvicinamento è stato durante il viaggio di ritorno dal week-end, siamo riusciti a parlare e a condividerci quello che provavamo rispetto ad un profondo disaccordo in cui c’eravamo trovati nel pomeriggio. Anche il periodo degli incontri successivi è stato faticoso, in un momento di estrema sfiducia verso il nostro matrimonio ho anche pensato di mollare tutto e che la separazione fosse l’unica strada percorribile. Mi sentivo terrorizzato da questa prospettiva e disperato al pensiero di dirlo ai nostri figli.

Sono stato spronato dalle coppie presentatrici a continuare a dare fiducia al programma e di finire il percorso. Ho trascorso un Natale, il primo dopo tanti anni, veramente sereno, nella pace della mia famiglia, finalmente provavo gioia nel varcare la soglia di casa.
La mia relazione con Paola sta crescendo, stiamo imparando a conoscerci, a rispettarci e ad accogliere le nostre differenze anche grazie ad una psicologa che ci hanno consigliato e a cui abbiamo deciso insieme di chiedere aiuto.
Con Paola abbiamo anche deciso di metterci al servizio di Retrouvaille e di fronte a questa decisione mi sento rassicurato.